Per quanto riguarda le leggi razziali (di seguito si può leggere il manifesto della razza) e i relativi internamenti il regime di Mussolini e quello di Hitler si scambiavano le parti di "primi della classe".
Molto poco si parla pure dell'internamento e dello sterminio degli omosessuali, degli esperimenti fatti sui disabili anche bambini che venivano sterilizzati, internati e soppressi in Germania e gli internamenti dei credenti di altre religioni. Tutto questo al fine di preservare la razza ariana sia italiana che tedesca e la religione cattolica. Il sito linkato parla anche della situazione italiana durante l'occupazione nazista (1943-1945) con la RSI (Repubblica Sociale Italiana) che collaborava col nazismo:
Si sa per certo che ricoverati in ospedali psichiatrici italiani furono uccisi, si presume che si puntasse a sopprimere i malati mentali soprattutto se ebrei ma non solo. Il sito linkato riassume le varie ricerche storiografiche con:Diversa sorte toccò invece ai disabili dei Paesi occupati che, spesso per motivi politici o razziali, dopo un breve periodo d’internamento, venivano deportati nei campi di sterminio e, in quanto ritenuti inabili al lavoro o troppo deboli, erano tra i primi ad essere soppressi, appena scesi dai convogli. Ciò nonostante si hanno notizie, seppur frammentarie, di disabili sopravvissuti ad Auschwitz-Birkenau.
La cosa più difficile appare comunque dare un volto alle vittime, anche perché negli anni di guerra, a scopi meramente utilitaristici, i nazisti allargarono ulteriormente la dizione di persona disabile, internando per fittizi problemi mentali, gente perfettamente normale, tra cui oppositori politici, persone con lievi problemi di tossicodipendenza e omosessuali.
Se si guarda alle vicende personali dei singoli soggetti, la cui ricostruzione storico-documentale è dovuta al lavoro certosino degli studiosi Angelo Lallo e Lorenzo Torresini, ci si rende conto di come all'indomani delle leggi razziali, anche in Italia il malato mentale, specie se ebreo, fu sottoposto ad una vera e propria eutanasia sociale, ne mancarono peraltro i tentativi di salvataggio da parte di singoli medici ed operatori sanitari.
È interessante notare che molti media italiani di grande impatto come la tv e alcuni giornali stiano offrendo una informazione massiccia sulla pericolosità sociale di minoranze religiose e straniere, creando il presupposto affinché possano essere proclamate leggi razziali o discriminatorie.
Il Porrajmos ("il grande divoramento" in lingua rom) in Italia dei rom e dei sinti inizia l'8 giugno 1938, data in cui il Ministero degli Interni italiano, con una circolare diramata a tutte le prefetture, stabilì l'istituzione di campi di concentramento destinati a persone italiane o straniere ritenute asociali dalle autorità preposte alla tutela dell'ordine pubblico. Che le deportazioni siano iniziate anche prima della guerra è provato da alcuni atti e testimonianze, come una comunicazione della Questura di Fiume in cui si legge: "La famiglia di Hudorovich Giovanni di Giorgio, nel 1938, fu internata in Sardegna in seguito ai noti provvedimenti di rastrellamento degli Zingari". fonte.
Il sito Porrajmos.it sintetizza "il grande divoramento" dei Rom operato dal fascismo:
Il Porrajmos in Italia indica la persecuzione subita dalle minoranze linguistiche sinte e rom durante il fascismo. Gli studi su questa pagina di storia italiana risalgono appena all’ultimo decennio ed il progetto Memors è la prima ricerca organica su questa tematica. A partire dagli Anni Venti, la politica fascista si è progressivamente radicalizzata delineando quattro periodi di riferimento:Si noti come le 4 fasi del Porrajmos siano in crescere e come la nostra società odierna sia pericolosamente vicino alla fase uno.
L’intero percorso verso la persecuzione di rom e sinti in Italia è stato supportato dagli studi di docenti universitari, tra i quali Guido Landra, che elaborarono e diffusero i concetti relativi alla pericolosità razziale di queste minoranze linguistiche.
- 1922-1938: i respingimenti e l’allontanamento forzato di rom e sinti stranieri (o presunti tali) dal territorio italiano;
- 1938-1940: gli ordini di pulizia etnica ai danni di tutti i sinti e rom presenti nelle regioni di confine ed il loro confino in Sardegna;
- 1940-1943: l’ordine di arresto di tutti i rom e sinti (di cittadinanza straniera o italiana) e la creazione di specifici campi di concentramento fascisti a loro riservati sul territorio italiano;
- 1943-1945: l’arresto di sinti e rom (di cittadinanza straniera o italiana) da parte della Repubblica Sociale Italiana e la deportazione verso i campi di concentramento nazisti.
Kensan.it
Non è mai stato chiaro quanto la RSI (Repubblica Sociale Italiana) abbia collaborato volontariamente con i nazisti che occupavano l'Italia per deportare verso i campi di sterminio tedeschi le varie minoranze tra cui i rom e i sinti ma anche ebrei, oppositori politici, disabili, omosessuali, ecc.
Di certo la polizia fascista che usava case in molte province e alcuni grandi campi di concentramento, a volte si è opposta alla polizia nazista che chiedeva la consegna dei detenuti per portali in Germania dove sarebbero stati sterminati (ma la polizia fascista italiana lo sapeva dello sterminio?). A volte l'opposizione era formale a volte sostanziale a volte non c'era. C'era una certa contrarietà a consegnare i detenuti dei campi di concentramento italiani alla polizia nazista che occupava l'Italia, in alcuni casi i nazisti sono intervenuti "manu militari".
Per il resto tra i nazisti e i fascisti c'era sintonia sulla discriminazione razziale e sull'internamento nei campi italiani. Forse la sola differenza era che i nazisti volevano lo sterminio mentre i fascisti pensavano di liberare gli internati a fine della guerra o di espellerli. Alcuni studiosi suppongono invece che ci sia stato un accordo segreto tra la RSI di Mussolini e la Germania nazista di Hitler sulla questione sterminio. È difficile dividere le responsabilità in una nazione occupata da uno straniero per quanto amico del fascismo.
(Da "La difesa della razza", direttore Telesio Interlandi, anno I, numero 1, 5 agosto 1938, p. 2).
Il ministro segretario del partito ha ricevuto, il 26 luglio XVI, un gruppo di studiosi fascisti, docenti nelle università italiane, che hanno, sotto l’egida del Ministero della Cultura Popolare, redatto o aderito, alle proposizioni che fissano le basi del razzismo fascista.
- Le razze umane esistono.
- Esistono grandi
razze e piccole razze.
- Il concetto di razza è concetto puramente
biologico.
- La popolazione dell'Italia attuale è nella maggioranza di origine ariana e la sua civiltà ariana.
- ecc, ecc.
Per l'immagine si ringrazia NO(b)LOGO/hidden_side, licenza CC.
Aggiornamento 9 mar 2017: Sta girando l'Europa la mostra realizzata dalla Società Tedesca di Psichiatria e portata in Italia dal Network Europeo per la psichiatria psicodinamica (Netforpp Europa), in collaborazione con la Società Italiana di Psichiatria (SIP) e altre entità. La sezione della mostra organizzata specificamente per l'Italia così viene descritta nel comunicato stampa:
Malati, manicomi e psichiatri in Italia: dal ventennio fascista alla seconda guerra mondiale, è la sezione aggiuntiva pensata appositamente per l’Italia. Curata dal Comitato Storico Scientifico della SIP, riassume e analizza le responsabilità della psichiatria italiana durante l’epoca fascista, che fu sempre contraria all’uccisione dei malati ma, sotto la Presidenza di Arturo Donaggio, fu l’unica società scientifica a legittimare le leggi razziali del 1938. Inoltre, è poco noto che negli ultimi anni del conflitto furono circa 30.000 le persone ricoverate negli ospedali psichiatrici italiani che persero la vita a causa dell’inedia e dell’abbandono. Molti gli aspetti analizzati: dalla situazione dei manicomi italiani dopo la prima guerra mondiale, all’adesione della psichiatria ufficiale all’ideologia fascista, fino alle deportazioni di pazienti dagli ospedali psichiatrici del Nord Italia verso la Germania.
Esemplare a questo proposito, appare il caso del paziente M.l. sulla cui identità ebraica, si erano avuti all’inizio forti dubbi. Il paziente in questione, sfollato da Palermo, non presentava chiari sintomi di malattia mentale, ma solo un disorientamento da postumi di bombardamento.
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Quindi c'è stata l'attiva partecipazione della polizia italiana e M.l. molto probabilmente non era neppure un* ebrea.
Anonimo il 28 aprile 2015 con il titolo: propaganda di sinistroidi.