Condannato penalmente da un tribunale della Repubblica per il reato di "stampa clandestina", reo di aver curato il sito internet di documentazione storica e sociale "accadeinsicilia", già oscurato d'autorità.
E' avvenuto un fatto gravissimo, che potrà avere effetti devastanti per la libertà di espressione sul web in Italia. Carlo Ruta è stato condannato a una pena pecuniaria, per "stampa clandestina", solo per aver gestito un sito di documentazione storica e sociale, in sostanza un normalissimo blog, di cui peraltro era stata comprovata, dalla polizia postale di Catania, cui era stato conferito l'incarico degli accertamenti, la non periodicità regolare.
L'incredibile sentenza penale è stata emessa dal giudice Patricia Di Marco, presso il tribunale di Modica, dietro denuncia presentata dal magistrato Agostino Fera, noto alle cronache per le censure di cui è stato fatto oggetto da diversi parlamentari della Repubblica, da Giuseppe Di Lello al presidente dell'Antimafia Francesco Forgione, in relazione alla gestione dell'inchiesta giudiziaria sul caso del giornalista Spampinato.
Una sentenza del genere, che reca riscontri soltanto in Cina e in qualche nazione a regime dittatoriale, per le leggi che vigono nel nostro paese è un'assurdità. Costituisce un attacco frontale al mondo del web, alla democrazia, ai diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione. E' quindi importante che le realtà delle reti, le sedi dell'informazione, le espressioni del paese civile rispondano con la massima determinazione.
Firma la petizione, potresti essere tu il prossimo condannato!
Fonte Censurati.it, Licenza CC (vedi Home page di Censurati.it).
Segnalo questa petizione pure indicata da Punto informatico sia per l'importanza (negativa) della condanna in primo grado di Carlo Ruta sia per il fatto che i dati della petizione non vengono usati per scopi commerciali. Sempre su Punto informatico ci sono diversi articoli che parlano di Carlo e dell'oscuramento del suo blog che è un comune blog ad aggiornamento non regolare.
Aggiornamento 8 set 2008: L'On Antonio di Pietro scrive nel suo blog riguardo al caso di Ruta (licenza CC, link):
Oggi è stato pubblicato anche un interessante commento a firma del blogger Massimo Mantellini quando anche il dispositivo della sentenza è chiaro. Il commento sulle pagine di punto-informatico ha lo stesso tenore delle parole dell'On. Di Pietro, in più è presente una critica all'On. Giulietti che ha steso una legge poco chiara che ha permesso tale condanna di Carlo Ruta, spero che Giulietti si sia ravveduto.«
Carlo Ruta è un giornalista siciliano, e scrive in un blog, il suo.
Anzi “scriveva” perché è stato chiuso.L’8 maggio scorso è stato condannato (leggi la sentenza) dal Giudice penale, per il reato di stampa clandestina previsto dall’art. 16 della legge sulla stampa del 1948 per non aver eseguito la registrazione del proprio sito web www.accadeinsicilia.net presso la cancelleria del tribunale. Trattasi di una disposizione di legge del tutto fuori tempo e inconciliabile con le nuove forme di comunicazione introdotte con la rivoluzione portata dalla Rete. Soprattutto deve ritenersi incostituzionale perché il diritto di informare la costituzione lo riserva a tutti e non solo alla carta stampata che ha registrato il proprio marchio al tribunale.
L’onorevole Giulietti, deputato eletto nell’ Idv e portavoce dell’associazione Articolo 21, ha già chiesto al Ministro della giustizia tramite un'interrogazione a risposta scritta di rivedere la disciplina della materia affinché non si lasci spazio alla censura.
Quanto accaduto è un atto grave, anzi gravissimo ed è accaduto in una regione dove l’omertà è l’humus su cui cresce e prolifera l’arroganza della malavita organizzata.
Sia chiaro, la colpa non è del giudice che ha dovuto applicare la legge, ma del legislatore che quando gli fa comodo finge di non vedere alcune norme desuete e superate.Molti lettori del blog e sostenitori di Facebook mi hanno segnalato la petizione
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del sito http://www.censurati.it/voxpeople/carloruta/ per Ruta, invito i lettori ad aderire, anche io l’ho fatto.
Non basta. Ho disposto il deposito di un'ulteriore interrogazione affinché venga accelerato il processo di revisione della legge.
Pubblicherò la risposta che mi verrà data, se mi verrà data. Altrimenti mi sentiranno.
Kensan.it
Aggiornamento 6 ott 2012: La Cassazione ha assolto Carlo Ruta dal reato di stampa clandestina perché il fatto non sussiste. Il 10 maggio 2012 la Corte ha emesso la sentenza definitiva dopo cinque anni di processi e di altrettanti anni di limbo per i blog e i siti come quello che state leggendo.L'avvocato Sarzana così descrive il misfatto della giustizia italiana. Il dispositivo della sentenza è stato depositato in questi giorni e si può leggere su LeggiOggi, l'introduzione è facilmente comprensibile. Questa volta si può affermare che i tre gradi di giudizio sono serviti tutti per evitare un dramma per i blogger italiani.
Un blogger "WildItaly" descrive in un video di youtube la sentenza e allarga il discorso a casi simili. Si fa l'esempio di PNBox dove senza un intervento del legislatore si è in balia delle denuncie a causa di leggi del regime fascista che con il web e con Internet non hanno più motivo di esistere e comunque dovrebbero essere aggiustate.
D'altro canto pare che il legislatore si tenga lontano dal mettere mano alla intricata faccenda della libertà sulla Rete, WildItaly avanza l'ipotesi che si voglia mantenere una spada di Damocle sulla testa dei blogger per la poca affinità dei nostri parlamentari con la libertà di parola concessa ai loro concittadini.
Questo l'articolo di Guido Scorza, Avvocato esperto in questioni tecnologiche, parla della sentenza Ruta e dell'annesso caso PNBox per esemplificare l'ampiezza del problema. La libertà di espressione in Internet non si salva con la sentenza positiva della Cassazione che pure fa giurisprudenza ma con leggi che chiariscano la differenza tra stampa e sito e che non permettano di estendere le leggi sulla stampa ai siti Internet.