Anonimato in Rete

Data: 20 dic 2012


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ℬuondì,
è un po' di giorni che sto pensando a come vi sia una deriva verso i nomi reali in tutta internet che è sempre più veloce ed imperante.

Partita con Facebook, poco fa introdotta anche da Youtube (è possibile collegare l'account a G+ ed usare il proprio vero nome), addirittura oggi mi sono accorto che Quora non mi permette più di postare se non inserisco un "nome reale".

Io mi ricordo i tempi in cui il nome od il nick non era importante, chissenefrega, mi ricordo quando su IRC alla connessione si sceglieva il nick e se era già preso da qualcuno se ne usava un altro, alto che nick verificato di Twitter...
Idem per i NG, i nick name più strambi, addirittura su ICQ si era un numero lol, avere l'email con un nick figo faceva figo, ora sei uno sfigato.

È ovvio che i tempi cambiano, ma io non ho mai avuto alcun problema quando l'interlocutore era "Fustacchione77" anziché "Mario Rossi [certificato]", addirittura si facevano pure raduni e non è mai stato ucciso nessuno.

È probabile che sia uno sproloquio nostalgico del giovedì, un po' come i nonni al bar che parlano di quanto era diverso quando erano giovani loro, però sul serio vorrei cercare di capire perché questa deriva verso il riconoscimento della persona che sta dall'altro capo del pc.
 
In effetti non ho nemmeno idea se sia il ng giusto, ma credo di sì in quanto qui c'è gente che usa internet da parecchio e forse ha qualche pensiero riguardo a ciò.

J nostalgico.

Eh sì, è un po' uno sproloquio nostalgico, ma concordo sul trend.
Peraltro mi pare che sia un topic abbastanza ciclico, ne ricordo uno sempre su alias e altro non troppi mesi fa, ma forse era su it.lavoro.informatica.

Io personalmente ho virato tutto verso il nome vero perché:

a) non sto a farmi un account "serio" per lavoro e uno "scherzoso" privato e presentarmi ai clienti come Motosauro non sempre porta a buoni risultati
b) ci metto la faccia, dato che disprezzo abbastanza chi ha coraggio solo dietro ad un monitor

Comunque le cose cambiano, i figli crescono, le mamme invecchiano, Sean Connery più invecchie più diventa bello, quando hai sete niente disseta come l'acqua.

M

Concordo che in alcuni casi usare il proprio "nome reale" (che mi sento di virgolettare perché forse la definizionione giusta è nome anagrafico) sia importante ed utile.

Ma d'altro canto concordo con trickortreat e memo sul fatto che in diverse situazioni sia necessario tenere private alcune cosa, e non per non aver coraggio, ma perché alcune opinioni potrebbero creare situazioni difficoltose soprattutto se si scende in argomenti tipo politica, religione o perché no anche sesso o gusti musicali.

Il punto però che ho notato è che benché alcuni utenti abbiano virato sul nome anagrafico per scelta, le comunity stiano forzando la mano in questo senso.

I casi di Quora o YouTube sono interessanti, nati come luoghi di incontro di nickname ora spingono (YouTube) o obbligano (Quora) a smascherarsi, quello che mi chiedo è il perché di questa deriva?

  • Marketing semplificato, perché si usa lo stesso identificativo ovunque quindi profilazione molto più approfondita ed efficace?
  • Quereling troll? (La moda di denunciare chiunque dica qualcosa che non ci sta a genio su internet?)
  • Controllo globale dei comportamenti, trend per fini di controllo e repressione?

Non so, è che in genere le cose imposte mi fanno sempre pensare che ci sia un secondo fine che non riesco a vedere o capire, cosa cambia al sito stesso?

J

Kensan.it


Discussione di alcuni avventori di un newsgroup.

Mi pare interessante chiedersi e chiedermi: "perché?". Non mi piace la gente che spinge e quindi penso sempre che chi spinga abbia degli interessi che non coincidono con i miei.

Noi uomini tecnologici e progrediti abbiamo la memoria corta ma ci sono autorevoli storici e uomini di cultura che appena finita la seconda guerra mondiale affermavano che siamo sempre quelli delle pietre e della fionda e che l'etica non ha fatto un solo passo avanti dalla preistoria fino ai giorni nostri.

Fino a qualche anno fa un governo come quello della DDR aveva la STASI che faceva quello che fa Facebook e altre compagnie come Google cioè raccoglieva dati sulla popolazione. Adesso la gente è convinta che tali aziende lo facciano per dare a loro un servizio migliore, allora si credeva che la STASI lo facesse per scovare i terroristi.

Comunque noi non siamo obbligati a dare i nostri dati alle agenzie governative come invece erano quelli della Germania dell'est ma può un cittadino occidentale essere meno controllato (se lo volesse) di un cittadino della Germania socialista? Credo proprio di no. Anzi dirò di più, in Germania erano messi molto meglio del cittadino più attento alla privacy che ci sia in occidente. Per fortuna i dati non sono (ancora) stati utilizzati a nostro danno.

Però se siamo sempre quelli delle pietre e della fionda è lecito avere qualche attenzione se si vive in un paese in cui siamo tutti controllati, sia se il controllo viene fatto per il nostro bene che no.



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Questo articolo è stato commentato 1 volta.

Anonimo il 29 ottobre 2013 con il titolo: mondi e nicks.

Personalmente tendo a distinguere fra "il mondo dove son costretto ad agire", quello in cui il mio controllo sulle cose è ristretto e limitato e devo sottostare a diverse coercizioni, vero è che ci si mette la faccia ma a quel punto significa che la cosa è bella pesante (tipo scioperi, dimostrazioni o azioni legali, per intenderci), ed "il mondo delle idee", quello in cui son libero di pensare e di scambiare esperienze, anche reali, con altre persone, indipendentemente da chi esse siano nell'"altro mondo". Questo è un mondo di "peers" o, quanto meno, di gente che non si qualifica per il proprio titolo/potere/danaro/posizione sociale ma per le proprie idee e la propria "reputazione".

Nel "primo mondo" uso il nome reale, non potrebbe esser diversamente, e l'uso di un nick avrebbe comunque poco senso.
Nel "secondo mondo" uso unicamente il/i nick: chi mi conosce sa come la pensa Sky o, in altri ambiti, Elwe Ewing.

Il fatto di scegliersi un nick che ci rappresenti è poi una libertà che ha un valore in sè: se il tuo nome lo decidono altri (i tuoi genitori) ed in seguito non è proprio facilissimo modificarlo, il tuo nick lo scegli tu, con eventuali varianti in caso, in un determinato posto (network, forum, game, ambiente) sia "già preso".
Si chiama libertà proprio per questo, per poter esercitare una scelta laddove, per il nome reale, qualcun altro ha scelto per te.
Poi, nick o meno, le mie idee rimangono tali e quali e spero sempre che sia su quelle che si concentra l'attenzione.

Last but not least, concordo anche che il trend attuale di far corrispondere forzatamente una frase ad una faccia ci renda meno liberi. Si può obiettare che la "troppa libertà" renda irresponsabili ma a questo ho già accennato: ognuno costruisce o distrugge da sè la propria reputazione, non importa a che titolo o nome.

Sky



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