ℒa Rete è uno spazio libero, nel quale chiunque può manifestare il
proprio pensiero senza disporre di mezzi finanziari o avere in tasca un
tesserino di qualche ordine. E’ uno spazio che fa venire l’orticaria a
chi crede che l’unica libertà sia quella di servirlo. La libertà dei
servi.
Berlusconi ha annunciato che vuole regolamentare Internet e che farà una proposta al prossimo G8. Ogni due o tre mesi, Internet, riceve le attenzioni della politica, da Levi a Cassinelli, che vuole una sola cosa: controllarlo.
Io sono convinto che questo non sia possibile in uno Stato democratico, ma in un Regime certamente si. E l’Italia sta scivolando verso un Regime. Non bisogna sottovalutare le intenzioni di Berlusconi. La sua ossessione da quando è tornato al Governo è l’informazione. Prima il salvataggio di Rete 4 abusiva, poi il divieto di pubblicazione delle intercettazioni e la battaglia sull’elezione del presidente del Consiglio di Vigilanza RAI, in seguito gli attacchi alla RAI e ai direttori del Corriere della Sera e della Stampa, l’aumento dell’Iva su SKY e ora Internet.
Io credo profondamente in Internet come strumento di democrazia e farò in modo di impedire che sia messo sotto controllo. Internet inoltre conta per lo sviluppo del Paese più del petrolio. Muove informazioni, processi, dati, intelligenze. Non va controllato, va sviluppato.
Invece l’Italia è l’unico Paese dell’UE dove il numero delle famiglie che accedono alla Rete diminuisce da un anno all’altro secondo il rapporto Eurostat. Un evento mai successo, a mia conoscenza, nel mondo da quando esiste Internet. Nell’ultimo anno l’Italia è passata al 42% delle famiglie dal 43%. Siamo stati superati da tutti tranne che, ma forse ancora per poco, da Bulgaria e Romania. L’Italia è al 42% mentre l’Olanda è all’86%, la Svezia all’84%, la Danimarca all’82% e la Germania al 75%.
La recessione e la scarsa diffusione della Rete in Italia vanno di pari passo. Nel Paese ci sono migliaia di Comuni senza banda larga, ma si punta su un digitale terrestre senza futuro.
Internet non ha bisogno di bavagli e di censure, ma di sviluppo.
Berlusconi ha annunciato che vuole regolamentare Internet e che farà una proposta al prossimo G8. Ogni due o tre mesi, Internet, riceve le attenzioni della politica, da Levi a Cassinelli, che vuole una sola cosa: controllarlo.
Io sono convinto che questo non sia possibile in uno Stato democratico, ma in un Regime certamente si. E l’Italia sta scivolando verso un Regime. Non bisogna sottovalutare le intenzioni di Berlusconi. La sua ossessione da quando è tornato al Governo è l’informazione. Prima il salvataggio di Rete 4 abusiva, poi il divieto di pubblicazione delle intercettazioni e la battaglia sull’elezione del presidente del Consiglio di Vigilanza RAI, in seguito gli attacchi alla RAI e ai direttori del Corriere della Sera e della Stampa, l’aumento dell’Iva su SKY e ora Internet.
Kensan.it
Berlusconi passa il tempo a difendere gli interessi di Mediaset che coincidono con i suoi interessi politici. L’Italia dei Valori è cresciuta anche, forse soprattutto, grazie alla Rete e a una relazione diretta con i cittadini.Io credo profondamente in Internet come strumento di democrazia e farò in modo di impedire che sia messo sotto controllo. Internet inoltre conta per lo sviluppo del Paese più del petrolio. Muove informazioni, processi, dati, intelligenze. Non va controllato, va sviluppato.
Invece l’Italia è l’unico Paese dell’UE dove il numero delle famiglie che accedono alla Rete diminuisce da un anno all’altro secondo il rapporto Eurostat. Un evento mai successo, a mia conoscenza, nel mondo da quando esiste Internet. Nell’ultimo anno l’Italia è passata al 42% delle famiglie dal 43%. Siamo stati superati da tutti tranne che, ma forse ancora per poco, da Bulgaria e Romania. L’Italia è al 42% mentre l’Olanda è all’86%, la Svezia all’84%, la Danimarca all’82% e la Germania al 75%.
La recessione e la scarsa diffusione della Rete in Italia vanno di pari passo. Nel Paese ci sono migliaia di Comuni senza banda larga, ma si punta su un digitale terrestre senza futuro.
Internet non ha bisogno di bavagli e di censure, ma di sviluppo.
Antonio Di Pietro,
4 Dicembre 2008
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