ℐnstallare un impianto fotovoltaico sul tetto di casa significa
realizzare
(limitatamente alla propria cerchia di amici e conoscenti) la profezia
di
Andy Warhol: si vive il famigerato quarto d'ora di
celebrità. Ma
attenzione, è una celebrità un po'
dubbia, è come ammettere di aver preso
una rara malattia venerea: le reazioni degli amici vanno dalla
curiosità
morbosa alla riprovazione morale.
La domanda più tipica è “ma i pannelli in quanto tempo si ripagano?” (fatta con sopracciglio incurvato, a sottintende che l'interrogato è economicamente incapace di intendere e di volere). Ho notato che questa domanda mi viene fatta da chi magari ha speso 50.000 € per rifare un bagno. Io allora ribatto “e il tuo divano in pelle di foca monaca in quanto tempo si ripaga? e quel tuo SUV che sembra una mietitrebbia?”. Ho sempre avuto una simpatia “a pelle” per i pannelli fotovoltaici, per vari motivi: ad esempio provate a trovare un altro manufatto che funzioni ininterrottamente per 30-40 anni con manutenzione minima o inesistente. Negli ultimi anni, poi, ho messo a fuoco come la questione energetica sarà il problema principe che ognuno di noi dovrà affrontare di qui a qualche anno.
Così, quando a inizio 2005 ho dovuto ristrutturare il tetto di casa, ho deciso di fare il passo. Lo spirito che mi ha mosso è stato quello del contadino che pianta un albero (musica di violini in sottofondo), sapendo che i frutti nutriranno i figli o addirittura i nipoti. (a dire il vero sapevo che il decreto sul Conto Energia – ne parlo più avanti - era quasi approvato e che l'iniziativa avrebbe avuto un ritorno economico non disprezzabile, ma lasciatemi questo passaggio commovente) Avevo a suo tempo verificato di possedere i requisiti necessari: una falda di tetto di proprietà, orientata a Sud e di inclinazione ca. 30°. Notate che orientazioni e inclinazioni diverse danno rese minori di qualche punto percentuale ma non alterano in maniera significativa il ritorno dell'investimento.
La cosa importante da verificare è che il tetto sia sempre soleggiato: verifica non banale perché nuove costruzioni o anche la crescita di alberi potrebbero alterare questo aspetto. La legislazione italiana, a differenza di quella tedesca, non ha ancora recepito esplicitamente il “diritto al sole” tra i “diritti di terzi” da tutelare. Un ulteriore motivo che mi ha convinto al passo è stato un bando della Regione Veneto che finanziava i tetti fotovoltaici a fondo perduto fino al 65% per i privati. Va detto che, per ricevere i contributi del conto energia, l'impianto non può avere ricevuto finanziamenti oltre il 20%. Diciamo quindi che i finanziamenti regionali sono una specie di paracadute di emergenza, se non accedi al Conto Energia puoi comunque ricevere questi contributi.
Decisa l'installazione (e, cosa più difficile, convinta mia moglie) ho scelto la potenza di picco dell'impianto. In letteratura tecnica ho trovato i dati di produzione annuale e ho stimato che un impianto da 1 kw (pari all'occupazione di ca. 10 mq di tetto) producesse una quantità di energia pari al consumo di casa mia (ca. 1200 kwh, questo dato vale grosso modo per tutto il nord Italia). Attenzione, è la produzione complessiva di un anno: ovviamente il pannello produce di più d'estate e meno d'inverno, di più se il cielo è sereno e meno se è coperto, non produce di notte, ecc. Ma il dato medio annuo è molto attendibile. Con queste idee in testa ho chiesto alcuni preventivi a ditte specializzate. Ho scelto una ditta che mi ha dato queste cifre:
I prezzi sono al netto di IVA, che comunque per gli interventi di risparmio energetico è al 10%. Per chi non è pratico di questi impianti, l'inverter è l'apparecchio che trasforma la corrente continua in uscita dai pannelli in corrente elettrica a 220V alternata, idonea ad essere utilizzata dagli elettrodomestici di casa e ad essere riversata nelle rete elettrica. Da notare che il prezzo dei pannelli è inevitabilmente superato: essendo dei prodotti “energy intensive” il loro prezzo ha risentito fortemente dell'aumento del prezzo del petrolio.
Da questo preventivo sono rimaste fuori alcune voci di cui mi sono occupato direttamente o tramite gli altri fornitori:
E' un po' difficile stimare quanto questi costi possano incidere sul totale, in quanto dipendono fortemente dal tipo di tetto, dall'altezza del tetto dal suolo, dalla distanza tra pannelli e contatore, ecc. Diciamo che ragionevolmente potrebbero essere altri 1000 €.
Il montaggio dei pannelli è stato semplicissimo e rapido, ha richiesto ca. una mezza giornata. Da tenere presente che dentro casa va trovato anche il posto per l'inverter (non può stare sul tetto), che comunque ha le dimensioni di un forno microonde.
A questo punto, con l'impianto installato (si era ormai a settembre) ho presentato domanda per l'accesso al Conto Energia (CE), che nel frattempo era stato approvato.
Cosa prevede il CE? Prevede che i privati (per impianti FV da 1 a 20 kw) o le aziende (per impianti FV da 20 a 50 kw) riversino la loro produzione nella rete elettrica: l'ente gestore della rete pagherà TUTTA la produzione fotovoltaica (compresa la parte consumata in proprio) a circa il triplo del prezzo di mercato. Qualora il privato consumi più di quello che produce dovrà pagare la sola differenza rispetto alla produzione, oltretutto a tariffa normale.
Esempio: se il mio pannello nel trimestre produce 100 e io in casa consumo 110 mi verrà pagata a tariffa CE la produzione di 100, mentre io pagherò all'ENEL a tariffa normale i soli 10 di differenza. Questo vuol dire che il ritorno dell'investimento per un pannello da 1 kw è circa 500 €/anno di contributo in denaro sonante e 200 €/anno di risparmio sulla bolletta ENEL. Con 700 €/anno l'impianto si ripaga in 10 anni: non male perché il CE ha una durata contrattuale di 20 anni e finiti i primi 20 il vostro impianto ne avrà forse altrettanti davanti a se. Il vantaggio del CE rispetto al tradizionale contributo in conto capitale è che, essendo pagata la produzione, il proprietario è incentivato a tenere l'impianto sempre nella massima efficienza.
Vi sfido a trovare oggi un altro investimento che garantisca il 10% annuo per 20 anni (escluso il traffico d'organi e la coltivazione dell'oppio). Ma l'aspetto economico più interessante è la valorizzazione della casa: tra qualche anno, quando la bolla immobiliare sarà scoppiata e la crisi energetica sarà manifesta, credo che varranno più i pannelli della casa che c'è sotto.
Per finire rimane la fase più faticosa dell'intera operazione, che è contattare l'ENEL per farsi installare il secondo contatore (il contatore esistente misura i consumi, quello nuovo misurerà la sola produzione dei pannelli). Quando si telefona al numero verde il normale operatore ENEL non sa nemmeno di cosa si sta parlando ma con un po' di pazienza si riesce a arrivare a capo anche di questo problema.
Basta, l'impianto è completo e in funzione, con placida regolarità produce energia elettrica e un piccolo reddito per la famiglia. Altri interventi che ho realizzato in casa sono stati il miglioramento dell'isolamento delle pareti e del tetto, l'installazione di una stufa per il riscaldamento domestico e l'avvio di un minuscolo orto.
A tirare le somme penso che un impiantino come questo abbia un valore educativo più che energetico: mostra a chi lo guarda che l'energia non è il magico spirito santo che pervade tutti gli uomini per diritto di nascita ma un qualcosa su cui ognuno si deve impegnare. E io mi sento, concedetemi un pochino di vanagloria, come immagino si sentì Noè quando completò l'Arca: guardando le nubi nere all'orizzonte mi dico “adesso lascia che piova”.
La domanda più tipica è “ma i pannelli in quanto tempo si ripagano?” (fatta con sopracciglio incurvato, a sottintende che l'interrogato è economicamente incapace di intendere e di volere). Ho notato che questa domanda mi viene fatta da chi magari ha speso 50.000 € per rifare un bagno. Io allora ribatto “e il tuo divano in pelle di foca monaca in quanto tempo si ripaga? e quel tuo SUV che sembra una mietitrebbia?”. Ho sempre avuto una simpatia “a pelle” per i pannelli fotovoltaici, per vari motivi: ad esempio provate a trovare un altro manufatto che funzioni ininterrottamente per 30-40 anni con manutenzione minima o inesistente. Negli ultimi anni, poi, ho messo a fuoco come la questione energetica sarà il problema principe che ognuno di noi dovrà affrontare di qui a qualche anno.
Così, quando a inizio 2005 ho dovuto ristrutturare il tetto di casa, ho deciso di fare il passo. Lo spirito che mi ha mosso è stato quello del contadino che pianta un albero (musica di violini in sottofondo), sapendo che i frutti nutriranno i figli o addirittura i nipoti. (a dire il vero sapevo che il decreto sul Conto Energia – ne parlo più avanti - era quasi approvato e che l'iniziativa avrebbe avuto un ritorno economico non disprezzabile, ma lasciatemi questo passaggio commovente) Avevo a suo tempo verificato di possedere i requisiti necessari: una falda di tetto di proprietà, orientata a Sud e di inclinazione ca. 30°. Notate che orientazioni e inclinazioni diverse danno rese minori di qualche punto percentuale ma non alterano in maniera significativa il ritorno dell'investimento.
La cosa importante da verificare è che il tetto sia sempre soleggiato: verifica non banale perché nuove costruzioni o anche la crescita di alberi potrebbero alterare questo aspetto. La legislazione italiana, a differenza di quella tedesca, non ha ancora recepito esplicitamente il “diritto al sole” tra i “diritti di terzi” da tutelare. Un ulteriore motivo che mi ha convinto al passo è stato un bando della Regione Veneto che finanziava i tetti fotovoltaici a fondo perduto fino al 65% per i privati. Va detto che, per ricevere i contributi del conto energia, l'impianto non può avere ricevuto finanziamenti oltre il 20%. Diciamo quindi che i finanziamenti regionali sono una specie di paracadute di emergenza, se non accedi al Conto Energia puoi comunque ricevere questi contributi.
Decisa l'installazione (e, cosa più difficile, convinta mia moglie) ho scelto la potenza di picco dell'impianto. In letteratura tecnica ho trovato i dati di produzione annuale e ho stimato che un impianto da 1 kw (pari all'occupazione di ca. 10 mq di tetto) producesse una quantità di energia pari al consumo di casa mia (ca. 1200 kwh, questo dato vale grosso modo per tutto il nord Italia). Attenzione, è la produzione complessiva di un anno: ovviamente il pannello produce di più d'estate e meno d'inverno, di più se il cielo è sereno e meno se è coperto, non produce di notte, ecc. Ma il dato medio annuo è molto attendibile. Con queste idee in testa ho chiesto alcuni preventivi a ditte specializzate. Ho scelto una ditta che mi ha dato queste cifre:
n° 8 pannelli da 125 w ciascuno | 3200 € |
supporteria in alluminio | 400 € |
inverter e quadretto di comando | 1050 € |
posa in opera e cablaggio | 500 € |
progettazione, pratica Conto Energia e collaudo | 1000 € |
I prezzi sono al netto di IVA, che comunque per gli interventi di risparmio energetico è al 10%. Per chi non è pratico di questi impianti, l'inverter è l'apparecchio che trasforma la corrente continua in uscita dai pannelli in corrente elettrica a 220V alternata, idonea ad essere utilizzata dagli elettrodomestici di casa e ad essere riversata nelle rete elettrica. Da notare che il prezzo dei pannelli è inevitabilmente superato: essendo dei prodotti “energy intensive” il loro prezzo ha risentito fortemente dell'aumento del prezzo del petrolio.
Kensan.it
Da questo preventivo sono rimaste fuori alcune voci di cui mi sono occupato direttamente o tramite gli altri fornitori:
- attacco dei supporti in alluminio al tetto: li ho fatti predisporre all'impresa che ha rifatto il tetto (è stato facile perché ho sostituito le normali tegole con le cosiddette tegole canadesi). Esistono comunque delle supporterie apposite per tegole, coppi, ecc.;
- collegamento dei cavi in uscita all'inverter al contatore: nel rifacimento dell'impianto elettrico ho fatto predisporre al mio elettricista un passaggio cavi apposito;
- noleggio di piattaforme o ponteggi: la ditta ha utilizzato le impalcature montate dall'impresa.
E' un po' difficile stimare quanto questi costi possano incidere sul totale, in quanto dipendono fortemente dal tipo di tetto, dall'altezza del tetto dal suolo, dalla distanza tra pannelli e contatore, ecc. Diciamo che ragionevolmente potrebbero essere altri 1000 €.
Il montaggio dei pannelli è stato semplicissimo e rapido, ha richiesto ca. una mezza giornata. Da tenere presente che dentro casa va trovato anche il posto per l'inverter (non può stare sul tetto), che comunque ha le dimensioni di un forno microonde.
A questo punto, con l'impianto installato (si era ormai a settembre) ho presentato domanda per l'accesso al Conto Energia (CE), che nel frattempo era stato approvato.
Cosa prevede il CE? Prevede che i privati (per impianti FV da 1 a 20 kw) o le aziende (per impianti FV da 20 a 50 kw) riversino la loro produzione nella rete elettrica: l'ente gestore della rete pagherà TUTTA la produzione fotovoltaica (compresa la parte consumata in proprio) a circa il triplo del prezzo di mercato. Qualora il privato consumi più di quello che produce dovrà pagare la sola differenza rispetto alla produzione, oltretutto a tariffa normale.
Esempio: se il mio pannello nel trimestre produce 100 e io in casa consumo 110 mi verrà pagata a tariffa CE la produzione di 100, mentre io pagherò all'ENEL a tariffa normale i soli 10 di differenza. Questo vuol dire che il ritorno dell'investimento per un pannello da 1 kw è circa 500 €/anno di contributo in denaro sonante e 200 €/anno di risparmio sulla bolletta ENEL. Con 700 €/anno l'impianto si ripaga in 10 anni: non male perché il CE ha una durata contrattuale di 20 anni e finiti i primi 20 il vostro impianto ne avrà forse altrettanti davanti a se. Il vantaggio del CE rispetto al tradizionale contributo in conto capitale è che, essendo pagata la produzione, il proprietario è incentivato a tenere l'impianto sempre nella massima efficienza.
Vi sfido a trovare oggi un altro investimento che garantisca il 10% annuo per 20 anni (escluso il traffico d'organi e la coltivazione dell'oppio). Ma l'aspetto economico più interessante è la valorizzazione della casa: tra qualche anno, quando la bolla immobiliare sarà scoppiata e la crisi energetica sarà manifesta, credo che varranno più i pannelli della casa che c'è sotto.
Per finire rimane la fase più faticosa dell'intera operazione, che è contattare l'ENEL per farsi installare il secondo contatore (il contatore esistente misura i consumi, quello nuovo misurerà la sola produzione dei pannelli). Quando si telefona al numero verde il normale operatore ENEL non sa nemmeno di cosa si sta parlando ma con un po' di pazienza si riesce a arrivare a capo anche di questo problema.
Basta, l'impianto è completo e in funzione, con placida regolarità produce energia elettrica e un piccolo reddito per la famiglia. Altri interventi che ho realizzato in casa sono stati il miglioramento dell'isolamento delle pareti e del tetto, l'installazione di una stufa per il riscaldamento domestico e l'avvio di un minuscolo orto.
A tirare le somme penso che un impiantino come questo abbia un valore educativo più che energetico: mostra a chi lo guarda che l'energia non è il magico spirito santo che pervade tutti gli uomini per diritto di nascita ma un qualcosa su cui ognuno si deve impegnare. E io mi sento, concedetemi un pochino di vanagloria, come immagino si sentì Noè quando completò l'Arca: guardando le nubi nere all'orizzonte mi dico “adesso lascia che piova”.
“E
ora con l'aiuto del sole
vincerò!”
Aran Benjo - Daitarn III
Aran Benjo - Daitarn III
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