𝒰ltimamente,
mi sembra di essere diventato un membro onorario della schiera di
quelli che fanno le previsioni a fine anno: maghi, veggenti, profeti,
astrologi e economisti. Mi capita che la gente mi guarda come se fossi
Nostradamus. Un collega mi ha fermato tempo fa per dirmi "Ugo, quando
l'anno scorso avevi detto che il petrolio sarebbe andato a 100 dollari
al barile ho pensato che tu fossi pazzo, invece...." Per la verità, non
mi ricordo di avere mai detto esplicitamente una cosa del genere. Però,
avevo detto più di una volta che mi aspettavo forti aumenti.
Forse ci ho azzeccato per caso, o forse avevo i dati giusti. Comunque, ormai che mi sono fatto questa fama credo che posso provare a fare qualche predizione per il 2008. Non si sa mai che non ci azzecchi ancora. Comunque, vi posso dire che non uso foglie di te o bastoncini magici, ma dati che prendo più che altro da siti come "The Oil Drum", come pure dai resoconti e dai database di ASPO-Internazionale.
Allora, Secondo i dati disponibili, il 2008 dovrebbe essere un anno di transizione; ovvero un anno nel quale non ci aspettiamo cambiamenti drastici. Per quanto riguarda il petrolio, il declino di alcuni giacimenti dovrebbe essere compensato dalla crescita di altri. Ci sono diversi "megaprogetti" che dovrebbero entrare in produzione nel 2008 e gli Irakeni sembrano aver ragionato che con il barile a 90 dollari è una follia perdere il tempo a dinamitare gli oleodotti. I produttori si stanno godendo la situazione e le economie occidentali sembrano essere in grado di reggere a prezzi del genere, sia pure con qualche difficoltà. Tutti sono contenti (eccetto, ovviamente, il consumatore finale) e nessuno ha grande interesse nè ad aumentare la produzione ne a diminuirla. Per questo, ci aspettiamo una produzione abbastanza stabile. I prezzi potrebbero aumentare ben oltre i 100 dollari al barile, ma continueranno ad essere estremamente volatili. Non ci sarebbe nemmeno da stupirsi di un crollo temporaneo, al che tutti diranno che la crisi del petrolio era solo una bufala. Per un po'.
Nonostante che si parli sempre quasi solo di petrolio, la situazione del gas è più critica. Questo è vero soprattutto per gli Stati Uniti, dove la produzione del Nord America è ormai in netto declino e dove l'importazione via gas liquefatto non è in grado di compensare. In Europa, sembra che siamo messi meglio in termini di risorse disponibili ma, anche qui, non c'è troppo da stare allegri e siamo fortemente vulnerabili strategicamente. Tuttavia, se a nessuno saltano i nervi, non ci si aspetta che avvenga niente di grave nel 2008. Le cose potrebbero farsi parecchio difficili negli anni successivi.
Per quanto riguarde le altre materie prime minerali; metalli, carbone, uranio, eccetera, sembra essersi interrotta la tendenza alla crescita esponenziale dei prezzi che era caratteristica degli ultimi anni. Sono possibili carenze di disponibilità di un po' di tutto, ma non si vedono crisi drastiche nell'immediato orizzonte. I prezzi rimarranno alti ma, anche questi, molto volatili.
Tutte le tendenze che ci aspettiamo per i paesi occidentali saranno più nette in Italia; paese economicamente debole e fortemente dipendente dalle importazioni di materie prime. L'Italia è un vero "canarino del minatore" che risente prima di altri di tutti i problemi di esaurimento delle materie prime che stiamo fronteggiando. E' di moda prendersela con la Cina per tutto quello che sta succedendo, ma nessuno sembra far caso al fatto che la Cina è un paese ricco di materie prime, carbone in particolare, il che permette all'economia Cinese di produrre senza svenarsi per pagare le importazioni.
Quindi, in Italia per quest'anno ci possiamo aspettare tendenze non diverse da quelle dell'anno scorso. Ovvero un generale impoverimento della società che colpisce, come sempre, i più poveri. Continuerà la tendenza alla diminuizione dei consumi petroliferi, in particolare di benzina, con la progressiva emarginazione dall'uso dei veicoli privati delle fasce sociali più deboli. Il grande punto nero dell'economia italiana è lo stesso di quello degli USA, ovvero il mercato immobiliare ipertrofico e sopravvalutato. Se negli USA abbiamo visto quest'anno una riduzione di circa il 6% del valore degli immobili; in italia il nercato sembra più che altro fermo. Vedremo nel 2008 lo scoppio della "bolla immobiliare"? Può darsi, ma il crollo vero e proprio potrebbe anche essere rimandato al 2009 o forse al 2010, quando l'inizio del vero declino della produzione petrolifera mondiale potrebbe far crollare l'intero sistema produttivo del paese.
Abbiamo poco tempo per reagire; ma gli Italiani sembrano paralizzati e incapaci di reagire. La classe politica ragiona ancora in termini di "grandi opere" e di incentivi alla rottamazione; gli intellettuali oscillano fra inni al libero mercato e richieste di sovvenzioni; la gente si arrangia come può, costantemente tenuta all'oscuro della situazione da una stampa interessata solo al sensazionalismo e all'appoggio dello status quo. La speranza è in mano a pochi visionari che stanno investendo nel futuro. Qualcosa di buono si sta facendo; troppo poco, ma è una speranza.
Ah..... notate che tutto quello che ho detto vale solo se nessuno si mette a lanciare missili qua e la nel 2008; cosa che potrebbe benissimo succedere. In questo caso, tutte le predizioni di "transizione" vanno a quel paese. Una bella guerra accelererà tutte le tendenze e ci potrebbe mettere in grossi guai da subito. Su questo, non possiamo dire niente; solo sperare che non succeda.
Forse ci ho azzeccato per caso, o forse avevo i dati giusti. Comunque, ormai che mi sono fatto questa fama credo che posso provare a fare qualche predizione per il 2008. Non si sa mai che non ci azzecchi ancora. Comunque, vi posso dire che non uso foglie di te o bastoncini magici, ma dati che prendo più che altro da siti come "The Oil Drum", come pure dai resoconti e dai database di ASPO-Internazionale.
Allora, Secondo i dati disponibili, il 2008 dovrebbe essere un anno di transizione; ovvero un anno nel quale non ci aspettiamo cambiamenti drastici. Per quanto riguarda il petrolio, il declino di alcuni giacimenti dovrebbe essere compensato dalla crescita di altri. Ci sono diversi "megaprogetti" che dovrebbero entrare in produzione nel 2008 e gli Irakeni sembrano aver ragionato che con il barile a 90 dollari è una follia perdere il tempo a dinamitare gli oleodotti. I produttori si stanno godendo la situazione e le economie occidentali sembrano essere in grado di reggere a prezzi del genere, sia pure con qualche difficoltà. Tutti sono contenti (eccetto, ovviamente, il consumatore finale) e nessuno ha grande interesse nè ad aumentare la produzione ne a diminuirla. Per questo, ci aspettiamo una produzione abbastanza stabile. I prezzi potrebbero aumentare ben oltre i 100 dollari al barile, ma continueranno ad essere estremamente volatili. Non ci sarebbe nemmeno da stupirsi di un crollo temporaneo, al che tutti diranno che la crisi del petrolio era solo una bufala. Per un po'.
Nonostante che si parli sempre quasi solo di petrolio, la situazione del gas è più critica. Questo è vero soprattutto per gli Stati Uniti, dove la produzione del Nord America è ormai in netto declino e dove l'importazione via gas liquefatto non è in grado di compensare. In Europa, sembra che siamo messi meglio in termini di risorse disponibili ma, anche qui, non c'è troppo da stare allegri e siamo fortemente vulnerabili strategicamente. Tuttavia, se a nessuno saltano i nervi, non ci si aspetta che avvenga niente di grave nel 2008. Le cose potrebbero farsi parecchio difficili negli anni successivi.
Per quanto riguarde le altre materie prime minerali; metalli, carbone, uranio, eccetera, sembra essersi interrotta la tendenza alla crescita esponenziale dei prezzi che era caratteristica degli ultimi anni. Sono possibili carenze di disponibilità di un po' di tutto, ma non si vedono crisi drastiche nell'immediato orizzonte. I prezzi rimarranno alti ma, anche questi, molto volatili.
Kensan.it
La questione della produzione alimentare rimane un grosso punto nero all'orizzonte. Le scorte di cereali stanno calando un po' ovunque, c'è il problema dell'aumento dei costi dei fertilizzanti, quello dell'erosione del suolo e, recentemente, quello della conversione a biocombustibili di aree fino ad oggi destinate alla produzione di alimentari. Questo non vuol dire che vedremo la carestia in Europa, ma che vedremo aumentare i prezzi di tutti i generi alimentari cosa per la quale, come al solito, sarà accusata la "speculazione". Ci potrebbero essere dei seri problemi nei paesi dove le disponibilità di alimentari sono tradizionalmente al limite; in Africa, America Latina e Asia.Tutte le tendenze che ci aspettiamo per i paesi occidentali saranno più nette in Italia; paese economicamente debole e fortemente dipendente dalle importazioni di materie prime. L'Italia è un vero "canarino del minatore" che risente prima di altri di tutti i problemi di esaurimento delle materie prime che stiamo fronteggiando. E' di moda prendersela con la Cina per tutto quello che sta succedendo, ma nessuno sembra far caso al fatto che la Cina è un paese ricco di materie prime, carbone in particolare, il che permette all'economia Cinese di produrre senza svenarsi per pagare le importazioni.
Quindi, in Italia per quest'anno ci possiamo aspettare tendenze non diverse da quelle dell'anno scorso. Ovvero un generale impoverimento della società che colpisce, come sempre, i più poveri. Continuerà la tendenza alla diminuizione dei consumi petroliferi, in particolare di benzina, con la progressiva emarginazione dall'uso dei veicoli privati delle fasce sociali più deboli. Il grande punto nero dell'economia italiana è lo stesso di quello degli USA, ovvero il mercato immobiliare ipertrofico e sopravvalutato. Se negli USA abbiamo visto quest'anno una riduzione di circa il 6% del valore degli immobili; in italia il nercato sembra più che altro fermo. Vedremo nel 2008 lo scoppio della "bolla immobiliare"? Può darsi, ma il crollo vero e proprio potrebbe anche essere rimandato al 2009 o forse al 2010, quando l'inizio del vero declino della produzione petrolifera mondiale potrebbe far crollare l'intero sistema produttivo del paese.
Abbiamo poco tempo per reagire; ma gli Italiani sembrano paralizzati e incapaci di reagire. La classe politica ragiona ancora in termini di "grandi opere" e di incentivi alla rottamazione; gli intellettuali oscillano fra inni al libero mercato e richieste di sovvenzioni; la gente si arrangia come può, costantemente tenuta all'oscuro della situazione da una stampa interessata solo al sensazionalismo e all'appoggio dello status quo. La speranza è in mano a pochi visionari che stanno investendo nel futuro. Qualcosa di buono si sta facendo; troppo poco, ma è una speranza.
Ah..... notate che tutto quello che ho detto vale solo se nessuno si mette a lanciare missili qua e la nel 2008; cosa che potrebbe benissimo succedere. In questo caso, tutte le predizioni di "transizione" vanno a quel paese. Una bella guerra accelererà tutte le tendenze e ci potrebbe mettere in grossi guai da subito. Su questo, non possiamo dire niente; solo sperare che non succeda.
Commento:
Matteo