ℒa pasta italiana è fatta per una rilevante parte con grano importato e
di questo circa la metà proviene dal Canada. In Canada si usano diverse
irrorazioni di glifosato che è un potente diserbante e anche un
disseccante. A fine ciclo vitale della pianta del grano iniziano le
piogge in Canada per cui viene usato il glifosato come essiccante
artificiale al posto del sole dell'estate.
Il glifosato si trova comunemente nella pasta italiana in quantitativi inferiori ai limiti di legge che sono di 10 mg per kg di peso del prodotto.
La trasmissione televisiva Report ha messo in onda un servizio dedicato all'erbicida glifosato e ha misurato il suo livello nelle paste più vendute in Italia:
che sono ampiamente sotto il limite dei 10 mg/kg.
Però questo limite è stato deciso dall'EFSA, l'agenzia europea per la sicurezza alimentare che ha definito l'erbicida come "improbabile cancerogeno" mentre lo IARC l'ha definito come probabile cancerogeno. L'EFSA ha basato la sua definizione su studi eseguiti da aziende che hanno interessi diretti sul glifosato mentre lo IARC ha usato studi indipendenti dall'industria.
Suppongo che se l'erbicida fosse dichiarato probabilmente cancerogeno i limiti di precauzione sarebbero ben inferiori al livello attuale di 10 mg/kg. La stessa trasmissione Report ha intervistato una ricercatrice italiana che ha suggerito come gli studi del suo centro di ricerche portino a considerare i valori di glifosato trovati da Report nella pasta italiana, come preoccupanti alla luce delle sue ricerche sugli effetti genotossici dell'erbicida.
Qui la trasmissione Report, al minuto 16:00 trovate la dichiarazione più preoccupante. Alla ricercatrice le sono stati mostrati i risultati delle analisi della pasta e ha affermato:
Molti sono i casi dove l'industria ha avuto un impegno spasmodico nel ritardare i divieti della politica nei confronti di sostanze che fanno male alla salute. Uno dei più clamorosi fu quella del tabacco dove le industrie di produzione hanno ritardato il divieto per decenni. Il sito dello AIRC dice su questo tema:
Per bandire il DDT ci sono voluti 31 anni in America e 39 anni in Italia e per quanto riguarda le due sostanze potenzialmente tossiche presenti nell'olio di palma siamo solo all'inizio con i consumatori che hanno smesso di credere nelle autorità e hanno iniziato in massa a non acquistare più prodotti contenenti olio di palma e palmisto. Certamente sono stati aiutati dall'Europa che ha obbligato i produttori a mettere in etichetta non solo la generica scritta "olii vegetali" ma il tipo di olio vegetale come olio di girasole, di oliva o di palma.
La sezione Veterinaria e sicurezza alimentare della Regione Marche sull'olio di palma redatto sulla base del documento EFSA, afferma:
Altra battaglia è quella di alcuni coloranti destinati ai bambini che adesso dovranno avere la dicitura obbligatoria: "può influire negativamente sull'attività e l'attenzione dei bambini" per una norma europea del 2010.
Ma le battaglie dei consumatori sono lunghe e aspre. Per fortuna saranno introdotte delle novità per la pasta e in etichetta dovrà comparire il paese da dove la farina per fare la pasta proviene. Si profila una nuova reazione come quella avvenuta con l'olio di palma dove i consumatori prendono in mano il loro destino e leggono l'etichetta.
Il glifosato si trova comunemente nella pasta italiana in quantitativi inferiori ai limiti di legge che sono di 10 mg per kg di peso del prodotto.
La trasmissione televisiva Report ha messo in onda un servizio dedicato all'erbicida glifosato e ha misurato il suo livello nelle paste più vendute in Italia:
- Barilla
- Garofalo
- Divella
- Rummo
- La Molisana
- De Cecco
che sono ampiamente sotto il limite dei 10 mg/kg.
Però questo limite è stato deciso dall'EFSA, l'agenzia europea per la sicurezza alimentare che ha definito l'erbicida come "improbabile cancerogeno" mentre lo IARC l'ha definito come probabile cancerogeno. L'EFSA ha basato la sua definizione su studi eseguiti da aziende che hanno interessi diretti sul glifosato mentre lo IARC ha usato studi indipendenti dall'industria.
Suppongo che se l'erbicida fosse dichiarato probabilmente cancerogeno i limiti di precauzione sarebbero ben inferiori al livello attuale di 10 mg/kg. La stessa trasmissione Report ha intervistato una ricercatrice italiana che ha suggerito come gli studi del suo centro di ricerche portino a considerare i valori di glifosato trovati da Report nella pasta italiana, come preoccupanti alla luce delle sue ricerche sugli effetti genotossici dell'erbicida.
Qui la trasmissione Report, al minuto 16:00 trovate la dichiarazione più preoccupante. Alla ricercatrice le sono stati mostrati i risultati delle analisi della pasta e ha affermato:
FIORELLA BELPOGGI - ISTITUTO RAMAZZINIAltre analisi della pasta italiana hanno dato risultati meno preoccupanti, quindi dipende dal lotto. Barilla e De Cecco sono senza glifosato nelle analisi di Test-Il Salvagente mentre bassi dosi di glifosato sono state trovate in altre paste.
Ma, vede, fino a 10 anni fa le avrei detto di stare tranquillo. Oggi, alla luce di quelli che sono i risultati della ricerca scientifica, sappiamo che dosi bassissime possono tornare a livelli di rischio molto alto.
Nel nostro studio abbiamo visto la frammentazione del DNA, quindi un effetto genotossico.
MANUELE BONACCORSI
Questo avviene anche a basse quantità?
FIORELLA BELPOGGI - ISTITUTO RAMAZZINI
Certo, certo.
Proprio le basse quantità, quelle che vengono considerate dosi sicure, provocano invece effetti straordinariamente forti sull’equilibrio ormonale.
Quindi oggi dire che esistono dosi senza rischio è un po' una mistificazione.
È doveroso da parte nostra mettere al corrente le autorità competenti, perché in effetti il pericolo sul glifosato sussiste.
Kensan.it
Molti sono i casi dove l'industria ha avuto un impegno spasmodico nel ritardare i divieti della politica nei confronti di sostanze che fanno male alla salute. Uno dei più clamorosi fu quella del tabacco dove le industrie di produzione hanno ritardato il divieto per decenni. Il sito dello AIRC dice su questo tema:
È questo il contenuto principale della Legacy Tobacco Documents Library: ricerche su ricerche, che vengono eseguite con criteri inoppugnabili e poi artatamente nascoste alla collettività. Tra queste c'è la prima dimostrazione di come le foglie di tabacco concentrino il polonio ambientale, che è una sostanza radioattiva. È stata realizzata negli anni Cinquanta: almeno dieci anni prima di quelle ufficiali condotte da scienziati indipendenti. Si diffondono invece ricerche volte a dimostrare il contrario, scritte da scienziati conniventi e ben pagati: ricerche che furono poi utilizzate in tribunale nelle cause per danni da fumo a difesa dei produttori di sigarette.AIRC - Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro.
Per bandire il DDT ci sono voluti 31 anni in America e 39 anni in Italia e per quanto riguarda le due sostanze potenzialmente tossiche presenti nell'olio di palma siamo solo all'inizio con i consumatori che hanno smesso di credere nelle autorità e hanno iniziato in massa a non acquistare più prodotti contenenti olio di palma e palmisto. Certamente sono stati aiutati dall'Europa che ha obbligato i produttori a mettere in etichetta non solo la generica scritta "olii vegetali" ma il tipo di olio vegetale come olio di girasole, di oliva o di palma.
La sezione Veterinaria e sicurezza alimentare della Regione Marche sull'olio di palma redatto sulla base del documento EFSA, afferma:
La stima della media e le esposizioni elevate al monocloropropandiolo – contaminante presente nell’olio di palma (NdR) – per le fasce di età più bassa, adolescenti compresi (fino a 18 anni di età), superano la Dose giornaliera tollerabile (dgt) e costituiscono un potenziale rischio per la salute
Altra battaglia è quella di alcuni coloranti destinati ai bambini che adesso dovranno avere la dicitura obbligatoria: "può influire negativamente sull'attività e l'attenzione dei bambini" per una norma europea del 2010.
Ma le battaglie dei consumatori sono lunghe e aspre. Per fortuna saranno introdotte delle novità per la pasta e in etichetta dovrà comparire il paese da dove la farina per fare la pasta proviene. Si profila una nuova reazione come quella avvenuta con l'olio di palma dove i consumatori prendono in mano il loro destino e leggono l'etichetta.
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