ℐn
occasione della giornata
contro la violenza sulle donne del 25 novembre scrivo questo testo
che riguarda come le donne sono trattate dagli uomini.
Pubblico la lettera al TG1 scritta da una ragazza stuprata a Bologna nel settembre 2006. Dovrebbe essere la figlia di una scrittrice famosa. Il processo di primo grado agli stupratori si è tenuto il 27 di novembre 2007, quello d'appello si è concluso il 17 maggio 2009, forse ci sarà un ricorso in cassazione.
Gli stupratori della Cirenaica, via Libia, sono stati riconosciuti colpevoli nel processo di primo grado.
Federico Fildani e Francesco Liori sono stati riconosciuti colpevoli per tutti i capi d'accusa, dalle percosse allo stupro di gruppo. La pena inflitta dal giudice è stata di 34 mesi a ciascuno dei due stupratori. Due anni e dieci mesi al Fildani, idem al Liori.
In realtà i due violentatori hanno chiesto il rito abbreviato che ha comportato la riduzione della pena ad un terzo. La pena effettiva sarebbe stata di 9 anni senza il rito abbreviato.
Si tenga comunque presente che sotto i tre anni di pena i colpevoli probabilmente non faranno nemmeno un giorno di carcere. Così ho sentito in una trasmissione televisiva che discuteva la mancanza della certezza della pena in Italia.
La protagonista della triste vicenda, Angy, sta all'estero perché ha dovuto nel frattempo cambiare città dato che a Bologna incorreva in minacce degli amici dei due. Angy era presente alla lettura della sentenza ed ha espresso felicità insieme alla madre che ha detto: "Sentenza simbolica che deve convincere le donne vittime di abusi a denunciare".
Linko il post delle ragazze di Femminismo a Sud che hanno seguito da vicino la vicenda e che si occupano di tutti i risvolti del fatto. Il quotidiano il Resto del Carlino dettaglia la vicenda processuale.
Le ragazze di Femminismo a Sud tra l'altro scrivono:
Ecco la lettera di Angy al TG1:
Un blog del circuito Autistici/Inventati segue da vicino la vicenda. Femminismo a Sud descrive come gli amici degli stupratori organizzino manifestazioni musicali con raccolta di fondi al fine di finanziare i due uomini sotto processo.
Aggiornamento 20 nov 2009: Il 25 novembre è la giornata nazionale contro la violenza sulle donne ma per quanto riguarda la triste storia di Angy pare che il giudice d'appello nel processo che la vedeva come vittima le abbia dato torto e che i due presunti stupratori l'abbiano fatta franca. Il processo di primo grado aveva portato a una condanna mentre il processo d'appello ha sentenziato l'assoluzione per Federico Fildani e Francesco Liori. Forse ci sarà un ricorso in cassazione ma Angy si è già esposta molto su questa vicenda.
Angy ha mandato una lettera al Corriere di Bologna in cui esprime il suo stato d'animo:
Durante la ricorrenza 2008 di questa giornata c'è stata una manifestazione nazionale che aveva un manifesto molto interessante che riporto:
Pubblico la lettera al TG1 scritta da una ragazza stuprata a Bologna nel settembre 2006. Dovrebbe essere la figlia di una scrittrice famosa. Il processo di primo grado agli stupratori si è tenuto il 27 di novembre 2007, quello d'appello si è concluso il 17 maggio 2009, forse ci sarà un ricorso in cassazione.
Gli stupratori della Cirenaica, via Libia, sono stati riconosciuti colpevoli nel processo di primo grado.
Federico Fildani e Francesco Liori sono stati riconosciuti colpevoli per tutti i capi d'accusa, dalle percosse allo stupro di gruppo. La pena inflitta dal giudice è stata di 34 mesi a ciascuno dei due stupratori. Due anni e dieci mesi al Fildani, idem al Liori.
In realtà i due violentatori hanno chiesto il rito abbreviato che ha comportato la riduzione della pena ad un terzo. La pena effettiva sarebbe stata di 9 anni senza il rito abbreviato.
Si tenga comunque presente che sotto i tre anni di pena i colpevoli probabilmente non faranno nemmeno un giorno di carcere. Così ho sentito in una trasmissione televisiva che discuteva la mancanza della certezza della pena in Italia.
La protagonista della triste vicenda, Angy, sta all'estero perché ha dovuto nel frattempo cambiare città dato che a Bologna incorreva in minacce degli amici dei due. Angy era presente alla lettura della sentenza ed ha espresso felicità insieme alla madre che ha detto: "Sentenza simbolica che deve convincere le donne vittime di abusi a denunciare".
Linko il post delle ragazze di Femminismo a Sud che hanno seguito da vicino la vicenda e che si occupano di tutti i risvolti del fatto. Il quotidiano il Resto del Carlino dettaglia la vicenda processuale.
Le ragazze di Femminismo a Sud tra l'altro scrivono:
Questo post è dedicato a Angy.Il giornale La Repubblica, edizione locale di Bologna riporta i retroscena dell'avvenimento, inoltre riporta le parole del padre di uno degli stupratori che dice di volere ricorrere in appello come poi è avvenuto.
Grazie per aver lottato. Grazie perché ci hai regalato più forza e più certezza per le nostre lotte. Grazie perché la tua battaglia la sentiamo come nostra e perché la tua vittoria è una vittoria per tutte noi. Un grande abbraccio riconoscente e solidale dalle tue sorelle di Femminismo a Sud.
Ecco la lettera di Angy al TG1:
"L'ho fatto perché non si parli solo di aggressioni di sconosciuti e stranieri quando moltissime volte sono connazionali, conoscenti e 'amici' di cui ci fidiamo ad approfittare di noi e in questi casi è ancora più difficile trovare il coraggio di sporgere denuncia".I violentatori sono Federico Fildani e Francesco Liori e la questione del diritto a dire no ad un uomo è ben descritta da un articolo di Marcello Fois su l'Espresso/Repubblica di Bologna.
"In questi giorni - si legge nella lettera scritta dalla giovane al Tg1 - avrei voluto disperatamente seppellire quello che mi è successo. Invece sono uscita alla luce del sole appena mi reggevo in piedi, portando a spasso il mio naso gonfio e gli occhi pesti, senza occhiali, senza trucco per nascondere i lividi. Ho sopportato di leggere sui giornali che, a dispetto dei pugni, ero 'consenziente'". "Ho deciso di combattere perché non dobbiamo nasconderci, vergognarci e sentirci in colpa - continua il testo - L'ho fatto perché non si ripetesse quello che ho subito. L'ho fatto perché non si parli solo di aggressioni di sconosciuti e stranieri quando moltissime volte sono connazionali, conoscenti e 'amici' di cui ci fidiamo ad approfittare di noi e in questi casi è ancora più difficile trovare il coraggio di sporgere denuncia". "Ringrazio la polizia - è la conclusione della lettera - i medici e gli infermieri per la loro sensibilità e delicatezza, il centro delle donne e i magnifici amici che mi sostengono con affetto e amore. Chiedo gentilmente a tutti: non offritemi la vostra pietà, concedetemi la vostra stima".
Un blog del circuito Autistici/Inventati segue da vicino la vicenda. Femminismo a Sud descrive come gli amici degli stupratori organizzino manifestazioni musicali con raccolta di fondi al fine di finanziare i due uomini sotto processo.
Aggiornamento 20 nov 2009: Il 25 novembre è la giornata nazionale contro la violenza sulle donne ma per quanto riguarda la triste storia di Angy pare che il giudice d'appello nel processo che la vedeva come vittima le abbia dato torto e che i due presunti stupratori l'abbiano fatta franca. Il processo di primo grado aveva portato a una condanna mentre il processo d'appello ha sentenziato l'assoluzione per Federico Fildani e Francesco Liori. Forse ci sarà un ricorso in cassazione ma Angy si è già esposta molto su questa vicenda.
Kensan.it
Angy ha mandato una lettera al Corriere di Bologna in cui esprime il suo stato d'animo:
«Ho un nuovo tatuaggio. Oggi sul mio corpo la procura ha scritto: prendete pure, fate con comodo, non vi succederà nulla.Aggiornamento 14 ott 2010: L'ultimo grado di giudizio penale ha dato ragione al Liori e al Fildani e torto a Angy. I due non sono colpevoli penalmente ma la cassazione ha affermato tra l'altro che: «In base ai canoni della comune esperienza non rientra nella normalità degli accadimenti che una persona, dopo rapporti sessuali consenzienti, abbia senza una specifica ragione un attacco isterico». Per questo esiste la possibilità di usare la sentenza della Cassazione per avere un risarcimento economico in sede Civile. Leggendo l'articolo del Corriere di Bologna entrambi gli avvocati sono concordi sullo spostamento dello scontro in sede Civile.
Nella mia anima è inciso: voto al silenzio. Significa che sono costretta ad ammettere che denunciare una violenza sessuale non serve a nulla.
Sì è vero, sono proprio io, quella che qualche anno fa incitava le donne molestate alla ribellione. La ragazza “che ha avuto il coraggio di parlare”….
Che ha avuto il coraggio sì, ma non una pena degna o un riconoscimento di colpevolezza per quelle immondizie che l’hanno profanata. In compenso, in seguito alla denuncia, la mia anima è stata stuprata da mille interrogatori, avvocati, mass-media; da minacce e diffamazioni di blog e forum, rivolte a me e alla mia famiglia.
Ragazza molestata ascolta bene: non ti ribellare se non vuoi essere picchiata, non denunciare se non vuoi essere insultata, questo ci stanno insegnando.
Consolati invece, c’è chi dice che ci stuprano perché siamo belle. Sentiti quindi desiderabile quando loro sono su di te, poi chiudi gli occhi e apri bene le gambe: se hai fortuna non durerà a lungo. Se stai buona e sono galanti ti risparmiano il pestaggio.
Quando sarà tutto finito, se hai ancora forze, striscia in silenzio fino a casa e lavati bene, molte volte: andrà tutto via. Tutto tranne quello schifoso odore di rancido, che resta indelebile: non viene dalle loro sudice mani, appartiene alla nostra società che marcisce in questa vergogna.»
Durante la ricorrenza 2008 di questa giornata c'è stata una manifestazione nazionale che aveva un manifesto molto interessante che riporto:
MANIFESTAZIONE NAZIONALE
CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE
Care amiche,
è necessario e urgente organizzare quanto prima una manifestazione nazionale contro la violenza sulle donne.
La vita di molte ragazze e di molte donne continua a essere spezzata, le loro capacità intellettive e affettive brutalmente compromesse. Il femminicidio per ‘amore’ di padri, fidanzati o ex mariti è una vergogna senza fine che continua a passare come devianza di singoli. Il tema continua a essere trattato dai mezzi di informazione come cronaca pura, avallando la tesi che si tratti di qualcosa di ineluttabile, mentre stiamo assistendo impotenti ad un grave arretramento culturale, rafforzato da una mercificazione senza precedenti del corpo delle donne.
I numeri, lo sappiamo tutte, sono impressionanti:
- Oltre 14 milioni di donne italiane sono state oggetto di violenza fisica, sessuale e psicologica nella loro vita.
- La maggior parte di queste violenze arrivano dal partner (come il 69,7% degli stupri) o dall’ambito familiare
- Oltre il 94% non è mai stata denunciata. Solo nel 24,8% dei casi la violenza è stata ad opera di uno sconosciuto, mentre si abbassa l'età media delle vittime:
- Un milione e 400mila ha subito uno stupro prima dei 16 anni.
- Solo il 18,2% delle donne considera la violenza subita in famiglia un ‘reato’, mentre il 44% lo giudica semplicemente ‘qualcosa di sbagliato’ e ben il 36% solo ‘qualcosa che è accaduto’. (dati Istat)
La violenza sulle donne è accettata storicamente e socialmente. Viene inflitta senza differenza di età, colore della pelle o status ed è il peggiore crimine contro l’umanità. Quello di una parte contro l’altra. La politica e le istituzioni d’altro canto continuano a ignorare il tema pubblicamente.
Senza una battaglia culturale che sconfigga una volta per tutte patriarcato e maschilismo, non sarà possibile attivare un nuovo patto di convivenza tra uomini e donne che tanto gioverebbe alla parola civiltà.
Una grande manifestazione nazionale dove tutte le donne possano scendere di nuovo in piazza a fianco delle donne vittime di violenza e per i diritti delle donne, può e deve riportare il tema al centro del dibattito culturale e politico.
Ma è importante sapere quante siamo, perché per farci sentire dovremo essere in molte.
Anonimo il 13 ottobre 2010 con il titolo: cassazione.
l'assoluzione fu richiesta proprio dal pubblico ministero.
fildani è stato condannato per lo schiaffo dato ad angelica montanari. schiaffo di cui non si è mai negato.